Entrare all’interno della celebre maison francese Dior direttamente dal portone principale? Possibile. Almeno per tutti gli affezionati dell’Haute Couture. Infatti il 3 giugno 2015 in molte sale italiane, persone di ogni genere, dalla donna matura cresciuta sognando le maestose creazioni di Monsieur Dior, alla giovane ragazza che sui banchi di scuola invece di prendere appunti, disegna, hanno potuto sgattaiolare tra i corridoi degli uffici parigini di questa consacrata casa di moda. Hanno potuto incontrare, rincorrere, osservare, prendendo quasi nota, tutte le persone che compongono questo grande organismo. Dove ogni componente aggiunge un gemma preziosa a quel raffinatissimo collier, fatto solo delle più preziose pietre, che è Dior.
Il documentario “Dior and I” diretto dal francese Frédéric Tcheng, che precedentemente già si era dedicato ad un altro divin personaggio della moda , “Diana Vreeland – L’imperatrice della moda”, questa volta ci regala un impresa; quella che ha dovuto affrontare Raf Simons, quando nel 2012, viene nominato nuovo direttore creativo del marchio che ha fatto l’Alta moda, quella vera. Il tutto accompagnato da tempistiche che spaventerebbero chiunque. Il designer belga infatti, in sole 8 settimane, attraverso la sua visionaria intuizione ha messo in scena una favola, dove tutti personaggi, tutti i capi, vivevano di una luce propria. Dalla scelta dei tessuti alla scelta della stampe. La sua costante abilità di far rivivere la nobile figura della donna francese degli anni ’40, è accompagnata da un attuale sguardo verso un futuribile binomio di inafferrabile eleganza e pragmatica concretezza.
Una collezione che rappresenta un’estasi concettuale data dall’affinità emotiva di un principe nei confronti di un Re che ha governato per 10 anni. Donando al suo regno e alla terre straniere un’autentica, ragionata e necessaria rivoluzione nel mondo dell’abbigliamento femminile.
Due persone, due anime sensibili, che come in un armonico abbraccio, spostano i loro orizzonti continuamente verso nuovi spazi. Spazi in cui si esprime la donna, figlia di queste due personalità.
Il documentario, nel suo delicato pedinamento del creativo Raf Simons, coglie di esso qualsiasi momento, dalla sua presentazione ufficiale nell’atelier, alle lacrime di gioia e paura prima dell’ inizio dell’attesissima sfilata; portando lo spettatore a voler leggere, come atto di riconoscimento e devozione, tutti i titoli di coda e a sentirsi avvolto da un profumo di reale beltà.