Intro

Quante volte nella nostra vita abbiamo ripetuto davanti le ante aperte del nostro armadio la solita frase “non ho niente da mettere”, seguita da “non trovo mai nulla che mi piace”?
Progetto nato nel 2016, dalla necessità di colmare questa mancanza, Vanta Design Studio è un brand streetwear realizzato interamente in Italia. Partendo da zero, la designer di questo brand emergente ha dato una svolta radicale alla sua vita, lasciando la sua precedente carriera già avviata, per dare tutta sé stessa e la sua creatività alla salvaguardia dell’ambiente.

Differentemente dalla maggior parte degli altri brand streetwear, Vanta Design Studio rivoluziona l’estetica e l’ideologia della moda sportiva, introducendo nel suo metodo di creazione un’etica ad impatto zero: “reduce – reuse – recycle” è il motto di questa giovane designer che, attraverso un attento lavoro sartoriale, regala una nuova forma ed un nuovo significato a tessuti e materiali di smaltimento provenienti dagli archivi delle più prestigiose aziende tessili italiane.

Parlami di te e del tuo lavoro e del tuo brand streetwear ecosostenibile.

Cosa facciamo in Vanta Design Studio? Beh, cerchiamo di unire tre elementi per noi fondamentali: ricerca, recupero e sartorialità. La nostra è una continua analisi a livello stilistico, applicata poi al riciclo di scarti tessili forniti dalle più grandi imprese italiane. Vogliamo ricercare il senso della bellezza attraverso le emozioni e non più tramite il processo del segno e della forma. Una personale rilettura dei tanti codici e fenomeni che affollano la quotidianità, qui trasposti sotto forma di creazioni da indossare.

Cosa significa il nome “Vanta”?

Vanta è l’acronimo di vertically aligned nano tube arrays. È la materia più nera che esista.

Parlami della tua ultima collezione e del suo concept.

La collezione SS19 è una rilettura personale di codici e fenomeni che affollano la nostra quotidianità, trasposti in capi da indossare. Viviamo in un layering culturale che muta sempre molto velocemente, senza mai trovare una propria forma. È come se la fluidità fosse diventata una condizione sociale in cui generi, sapori, rituali, integrazione, condivisione e fusione siano necessari per l’arricchimento dell’uomo. Ecco che un classico completo da businessman o un trench perdono il loro rigore formale per entrare in uno stato di “relax”, rivisitati in colori e volumi. Sono inoltre presenti elementi antitetici, trasposti in chiave amplificata, come ad esempio canotte dalla stampa esotica in jersey con taschino rovesciato in contrasto, T-shirt e slim pants con stampe di topless, rievocate da cover di magazine scandalistici anni ’80, gilet e pantaloni samurai in dark-blue o delavée denim, bermuda e camicie di popeline, maxi giacche army in cotoni chintzati e capi spalla in tessuto tecnico waterproof dalle texture cerate. La palette colori resta fedele al concept della collezione, spaziando tra colori saturi ed insaturi, rimanendo pur sempre organici.

Cosa ti ispira?

La moda e lo stile possono essere strumenti per esprimere qualcosa che non sai necessariamente dire con le parole. Vengo molto ispirata dal mio ambiente, sono molto sensibile verso ciò che mi circonda. Osservo la durezza degli edifici e vedo la delicatezza della gente che occupa lo spazio. Mi piace esplorare i mercati ed i negozi di vestiti: lì trovo l’ispirazione per i miei colori e materiali.

Ho letto che hai studiato giurisprudenza. Da dove nasce questa passione per la moda?

Ebbene sì, mi sono laureata nel 2014 in Legge ed ho iniziato a lavorare in quel campo. La moda è sempre stata la mia passione, soprattutto quella maschile. L’ho sempre trovata più aperta alla ricerca dei materiali e nelle forme, rispetto a quella femminile. Questa passione poi è passata ad essere concreta grazie ad un banalissimo fatto quotidiano che sarà capitato a tutte le donne: non ero mai soddisfatta di quello che trovavo nei negozi, così ho cominciato a disegnare per me modelli di abiti che potessero essere poi confezionati da un sarto. È cominciato tutto così.

Come è stato accolto questo cambiamento radicale dalla tua famiglia?

Inizialmente in maniera molto negativa. Avevano immaginato per me una carriera d’ufficio. Successivamente è stato compreso il mio progetto del riciclo di scarti e di creare una catena che tende verso il green. Ora addirittura sono i miei più grandi supporters.

Tre aggettivi che descrivono il tuo design?

Pulito, fresco, dinamico.

Cosa pensi della diffusione dello streetwear negli ultimi anni?

È stato interessante soprattutto nel mondo maschile vedere come abbia preso sempre più piede uno stile che prima era tipico e riservato solo ad un certo tipo di target e di ragazzi. Ha dato la possibilità anche di poter rivedere certe linee o certi prodotti – come la felpa o le sneakers – sotto un altro punto di vista: grazie al boom delle collaborazioni, alcuni capi sono stati resi unici e destinati ad essere cult. Last but not least, ha dato l’opportunità a brand emergenti di poter avere voce.

In che modo il tuo lavoro si differenzia dagli altri brand streetwear?

L’unicità del prodotto di Vanta sta nell’idea e nell’esecuzione: prendere ciò che sarebbe stato destinato al macero – scarti tessili – e reinventarli, costruirli in maniera sartoriale, in modo tale da creare un prodotto unico ed irripetibile.

Parlami della tua scelta di sostenere una moda “green”.

Grazie al lavoro svolto presso altre aziende di import/export, ho avuto modo di interfacciarmi con la realtà delle industrie tessili. Mi sono successivamente resa sempre più conto dei costi sostenuti dalle aziende per lo smaltimento degli scarti tessili da loro prodotti e dell’inquinamento che di conseguenza generavano. Ho quindi cominciato a studiare e pensare ad un modo per produrre un capo senza dover gravare sull’ambiente, contribuendo alla recycling revolution.

Nonostante usi tessuti riciclati e palette super varie, quali sono i tuoi tessuti e colori preferiti?

Amo i tessuti tecnici e prediligo i colori tenui.

Cosa hai ascoltato durante il processo creativo della tua ultima collezione?

Amy Winehouse, Chet Faker, Post Malone e Frank Ocean.

Ci sono persone famose con le quali ti piacerebbe collaborare?

Adorerei collaborare con i rapper della nuova generazione musicale.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa dobbiamo aspettarci da te in futuro?

Tra i progetti futuri c’è sicuramente la costruzione e produzione della prossima FW 19. Parteciperemo al White di Milano nel mese di Gennaio.

Tre aggettivi che descrivono il tuo Paese?

Ricco di bellezze, disorganizzato ed accogliente.

Chiudi gli occhi e immagina una forma o un oggetto che descriva il tuo Paese.

Una grandissima casa con al suo interno un groviglio di fili.