Intro
Abbiamo intervistato la giovane designer del brand Misshapen.
Gioielli in porcellana dalle forme fluide e imperfette, basate sul concetto della mancanza.
Un processo creativo che per la designer è una filosofia di vita.
Pura calma creativa.
Interview
Parlami di te e del tuo lavoro: perché hai deciso di fare gioielli?
“Misshapen” è nato da molte cose: avventure ed esperienze di vita che si svolgono simultaneamente, in parallelo. È come un mescolarsi di coscienza e subconscio.
Cosa ti ispira durante la creazione?
Il silenzio, la concentrazione, il dimenticarmi di tutto ciò che mi circonda e la fragilità della porcellana, la quale richiede un’attenzione assoluta ma anche velocità, delicatezza e cura dei dettagli. Sono molto grata alle circostanze che mi hanno portata a conoscere questo materiale: non so nemmeno se sono stata io a scoprirla o la porcellana a scoprire me. In ogni caso ha sviluppato in me alcune qualità nelle quali prima non ero molto forte, ma che adesso si stanno rafforzando sempre di più e ciò mi rende molto felice.
Parlami del concept della tua collezione.
Il concept è molto semplice: linee imperfette, estetica e fragilità forti e inusuali.
Il concept è anche stato dettato da questa rottura quasi consapevole con i trend odierni nel mondo della gioielleria. Non mi ispiro al lavoro di altri designer, al contrario, non cerco ispirazione su Pinterest o siti simili online, ma oggi è difficile non notare cosa è “alla moda”. Penso che oggi i materiali non lavorati e grezzi stiano vivendo una sorta di rinascita nel jewelry design, come ad esempio perle e conchiglie. Evito apposta di usarli, preferendo il lato organico del processo, cercando di renderlo il più naturale possibile. Ecco perché la forma degli orecchini è organica.
Qual è la connessione con la parola “miss”? Cosa significa per te? Senti che ti manca qualcosa?
Mi manca tutto ed in ogni momento, la mia affermazione artistica si basa sul sentimento della mancanza, e penso davvero che sia la miglior risposta a questa domanda. “Quando ero bambina, ero solita uscire fuori dai bordi dei disegni dei libri da colorare. Ho sempre sentito la mancanza di qualcosa. Se perdessi una parte di me, mi mancherebbe. Proprio come mi manca l’estate a gennaio o il gusto della sigaretta dopo aver preso una decisione importante che cambia la vita. La mancanza: questa sono io”.
In che modo questa “mancanza” influenza il tuo lavoro e la creazione?
Gli oggetti di Misshapen hanno forme irregolari e fluide. Mentre le creo, perdo il senso del tempo e di tutti gli eventi e il mondo che mi circonda. Penso che la parola “miss” abbia un grande impatto sul processo e si riflette nel mio lavoro.
Tre aggettivi che descrivono il tuo design?
Deformato, imperfetto, eccezionale.
Ogni gioiello che crei è unico, quindi ti definirei più un’artigiana.
Secondo te, cosa significa essere un artigiano oggi e quali pensi possano essere i pro e i contro?
Viviamo di nuovo in tempi in cui possedere meno è paragonato allo stare meglio. Per questo penso che gli artigiani siano in aumento. Personalmente sono sempre stata affascinata da questa professione, forse è per questo che, inconsciamente, ne sono diventata uno. Amo seguire tutto il processo dalla fase creativa alla realizzazione finale. Misshapen non è solo estetica ma un progetto personale che rispecchia la mia filosofia di vita. Amo incontrare i miei clienti e raccontare loro che lavoro con molta calma e credo che parte di essa rimanga negli oggetti.
Perché la porcellana?
È un materiale che mi consente di sperimentare in continuazione. La porcellana richiede un’attenzione totale: il corpo e la mente devono essere concentrati entrambe sulle forme che si desidera ottenere da questo materiale informe. È come una materia viva, un materiale con una sorta di personalità sensitiva che necessita di gentilezza e attenzione. Se lavori la porcellana con una pressione troppo forte, potresti distruggere l’oggetto in mille pezzi. Allo stesso tempo, è un processo molto stimolante.
Che musica ascolti mentre lavori?
Quando ho lavorato alla prima collezione, vivevo in una casa con un giardino sul retro. Sembrerò romantica ma i suoni che mi ispiravano erano quelli della natura, soprattuto quelli dal cielo: uccelli e aeroplani. Per il lancio di MISSHAPEN ho scelto The Skylark di Henrik Håkansson. Nessuna melodia, solo i suoni del cielo. Perfetto.
Designer che ti ispirano?
Trovo più ispirazione nell’arte che nel design. Sono affascinata da artisti come Anton Alvarez e Slavs & Tatars, il cui lavoro è a metà strada tra arte e design.
Progetti futuri?
Per tutta la vita ho pensato al futuro. Oggi provo a non pianificare, ho scoperto che mi piace dimenticarmi di qualcosa.
Chiudi gli occhi. Una forma o un oggetto che ti fanno pensare al tuo Paese?
A CHINKALI, una sorta di gnocco, forse perché in questo momento sono affamata.