In questo loro cammino di sperimentazione per delineare il proprio carattere distintivo c’è chi ha voluto guardare il mondo mettendosi nei panni di qualcuno meno fortunato, come ChungIn No, che si è lasciato ispirare dal modo in cui i bambini ipovedenti imparano a riconoscere forme e colori, proponendo una collezione di capi dalla silhouette ampia,
in fantasie sfumate dai colori brillanti e accesi, e Jae Yoo che ha presentato capi colorati, pieni di vita e speranza, paradossalmente ispirati alla resistenza polacca degli anni 30 e 40 il cui slogan era Today, Tomorrow and The Day After.

ChungIn No

ChungIn No

ChungIn No

ChungIn No

ChungIn No

ChungIn No

ChungIn No

Jae Yoo

Jae Yoo

Jae Yoo

Jae Yoo

Jae Yoo

Jae Yoo

Jae Yoo
Alcuni giovani studenti si sono rifugiati in un mondo parallelo, come Martin Tual e Jegor Pister.
Il primo, attraverso l’impiego di materiali non convenzionali, come sacchi per l’immondizia, collant e vernice, ha creato capi fuori dall’ordinario, i cui tessuti vengono risucchiati da buchi neri distopici, mentre il
secondo ci ha proposto la sua visione utopistica di una società senza dogmi, ordini e regole assegnate, il cui unico scopo è l’armonia. Proprio come i suoi capi.

Martin Tual

Martin Tual

Martin Tual

Martin Tual

Martin Tual

Martin Tual

Jegor Pister

Jegor Pister

Jegor Pister

Jegor Pister

Jegor Pister

Jegor Pister
Stacey Wall è tornata alle sue origini irlandesi per la sua collezione finale, traendo ispirazione dall’artigianato, dai tessuti e dalle tradizioni folcloristiche.
I gruppi folk degli anni ’70, come i The Biddy Boys o gli Strawboys hanno influenzato questa collezione, in cui lo studio dei tessuti deriva dalle lavorazioni del XVI e XVII secolo. Un mix perfetto.

Stacey Wall

Stacey Wall

Stacey Wall

Stacey Wall

Stacey Wall

Stacey Wall
Di rottura con questa società impermeabile anche la libanese Sheryn Akiki; cresciuta vivendo senza un domani, nel suo design troviamo tutta la sua insofferenza verso gli stereotipi politici e sociali. Forse per questo le sue creazioni sono difficili da definire, sfuggenti a etichette e classificazioni, sebbene le siano valse il terzo posto nell’assegnazione del L’Oréal Professionnel Young Talent Award.
Al secondo posto si è classificata Sarah Ansah che ha proposto una collezione fluida, nelle forme e nella scelta della texture più adatta per ricreare l’effetto del metallo liquido.

Sheryn Akiki

Sheryn Akiki

Sheryn Akiki

Sheryn Akiki

Sarah Ansah

Sarah Ansah

Sarah Ansah

Sarah Ansah

Sarah Ansah

Sarah Ansah
Mentre il premio è stato vinto da Goom Heo; partito da una riflessione sui modi di vestire dei ragazzi asiatici, la sua proposta maschile – divertente, ricca di elementi estrosi e inusuali, ma ugualmente equilibrata – è il risultato della mediazione tra queste nuove tendenze e i modelli tradizionali.
Xiamoing Shan ha ricevuto una menzione speciale per la creatività della sua collezione i cui capi, totalmente inattesi, sembrano quasi opere d’arte pop in cui il corpo femminile ha la funzione di mero supporto. Lo spunto di riflessione che il giovane stilista ha voluto lanciare è quello di liberarci dalla schiavitù del lusso, che costringe a comprare capi che non ci aggradano, per riappropriarci del nostro personale gusto estetico e mettere qualcosa di personale negli abiti che indossiamo.

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Goom Heo

Xiamoing Shan

Xiamoing Shan
Ci sarebbe molto altro ancora da dire sulle creazioni di questi giovani talenti, persino sulle collezioni che apparentemente ci sono sembrate più frivole o insensate e che invece nascondono profonde interpretazioni della società, dure prese di posizione politiche, studio del design, sperimentazione dei materiali, narrazioni intriganti e visioni oniriche.
A significare che la moda è molto di più di un capo di tendenza da indossare: ” è tutto ciò che sta oltre e che non vediamo.”