Steven Tai é il brand fondato dall’omonimo designer canadese nel 2013.
Le sue particolarità stanno nel proporre silhouette sempre fresche, realizzate attraverso la sperimentazione e le tecniche non convenzionali, per vestire una donna dall’aspetto vagamente androgino che sfida le tendenze.
Il designer spesso arricchisce il suo lavoro di riferimenti allo sport e opta per una vestibilità comoda e rilassata. Questo casual comfort diviene inoltre particolarmente ricercato, grazie alla continua ricerca tecnologica che mira a creare un forte legame tra lusso e comodità.
Nella sua ultima collezione Steven Tai rende omaggio alla donna intelletuale, ad una Belle prima che incontrasse la Bestia o alla più moderna Margareth Hamilton, scienziata americana che contribuì allo sbarco sulla Luna nel 1969.
La sua musa é un’intellettuale della vecchia scuola, un’ostinata ottimista, che porta sempre un taccuino nei suoi pantaloni a vita alta.
Porta dei grandi occhiali tondi e conserva quell’allure androgina e un po’ severa, che troviamo nei vecchi ritratti di Katharine Hepburn e Amelia Earhart.
Anche i colori sono soft, quasi sbiaditi, come il bianco, l’azzurro tenue o le palette di grigi, ma il carattere di questa donna si manifesta attraverso l’uso di fantasie a righe o quadretti ed al blu tipico del denim.
Ai rigidi pantaloni alla caviglia e con la vita alta, egli alterna gonne a pieghe collegiali; le bluse squadrate sono ammorbidite da grandi fiocchi o da piccoli plissè a taglio vivo; gli abiti ed i cappotti infine sono caratterizzati dai grandi bottoni laterali che ricordano i grembiuli scolastici.
Il processo di apprendimento viene reso in lavorazione sartoriale: come nello sfogliare le pagine di un libro, strati di organza dalla texture cartacea vengono tagliati a mano, sovrapposti ed infine ripiegati a zig zag ai bordi. In altri casi invece l’insieme dei pezzi viene assemblato senza cuciture, ma applicato su quadrati di rete grazie ad un sottile filo di cotone.
Il designer ricerca quindi quella innocenza ingegnosa, che precedeva l’era digitale e porta lo spettatore davanti ad un parallelo tra antico e moderno, tra le schede perforate del telaio jacquard e lo sviluppo della programmazione dei computer.
Ed é proprio questa ricerca a rendere tutto il suo lavoro incredibilmente meticoloso e nostalgicamente poetico.