A breve si celebra la festa della donna, per questa occasione vi proponiamo un video di un po’ di tempo fa ma ancora attualissimo dell’illustratrice Anna Ginsburg che si interroga sul significato di bellezza femminile di ieri e di oggi attraverso un iter di 30.000 di storia.
Le donne, uniche e speciali. Uniche perché tutte diverse e belle ognuna a modo suo. Per troppo tempo le donne si sono dovute adeguare a standard di bellezza imposti dalla società, per troppo tempo le donne si sono sentite svilite perché “diverse” dai canoni di bellezza che il proprio periodo storico imponeva loro. Nel corso dei secoli abbiamo visto corpi femminili di ogni forma e proporzione, ciò ci fa pensare che assolutisticamente parlando non esiste una bellezza univoca.
L’illustratrice Anna Ginsburg ha deciso di celebrare la donna e la sua bellezza, dalla preistoria ad oggi, dedicandole un breve video di qualche minuto. Il video, dal titolo “What is Beauty?” era stato commissionato dall’emittente CNN e gioca con figure femminili blu che si muovono e mutano forma su uno sfondo bianco. L’ideatrice del video dichiara: «Non esiste un modello standard per la bellezza, quindi lasciateci celebrare le diversità delle forme femminili». Ebbene sì, dopo anni di imposizioni abbiamo il diritto ed il dovere di sentirci belle così come siamo.
In pochi minuti la creatrice del video è riuscita a sintetizzare 30.000 anni di donne e dei loro corpi, a volte morbidi e burrosi come quello della Venere di Willendorf, a volte longilinei ed aggraziati come quello di Twiggy.
Corpi modificati, corpi umiliati, dilaniati per assomigliare a ciò che naturale non è, ci fanno riflettere sul preoccupante fenomeno dell’oggettivazione della figura femminile, sempre più in crescita. «La mia sorellina è anoressica» dichiara l’artista, «essere testimone delle sue sofferenze, negli ultimi otto anni, mi ha fatto pensare molto agli ideali di bellezza della società occidentale e alla crescente estremizzazione dell’oggettivazione della donna nella nostra cultura».
Il fantastico mondo al quale la Ginsburg ci ha introdotto non è solo un mondo di donne, ma un mondo per donne dove queste finalmente possono sentirsi libere di essere sé stesse.


