“Roma é una città bellissima, meravigliosa. Ma é anche una città che ti vizia, ti abitua al bello e non ti permette di apprezzarlo a pieno”. Con queste parole Gianbattista Valli, grande baluardo dell’alta moda italiana trapiantato a Parigi, ha definito il suo rapporto contrastato con la sua città natale. Il momento probabilmente più emozionante della fashion week romana si é raggiunto infatti con Roman’s Romance, appuntamento di rito dedicato alle meraviglie della Città Eterna.
In un talk moderato dal direttore di A Magazine Curated By, Dan Thawley, il grande designer oramai parigino d’adozione ha affrontato in maniera schietta e molto personale la situazione in cui attualmente si trova la capitale italiana. E in cui, potremmo tranquillamente affermare, si trova anche la sua principale manifestazione di moda, Altaroma.
Roma, da secoli ormai, é una città di grandi contraddizioni ed il perfetto punto di sintesi tra l’immenso patrimonio storico/artistico/culturale dello Stato Italiano e le sue mancanze, la sua approssimazione e finanche il suo degrado.
Una città invasa da intrighi e meccanismi politico-istituzionali, dei quali però non riesce a beneficiare.
Una città che ti fa innamorare al primo sguardo ed indignare al secondo.
Una città in cui anni fa “era un privilegio camminare per via Borgognona e via Condotti, mentre oggi é un incubo”, afferma lo stesso Valli.
Ecco Roma sta morendo e ci vorrà ben più di una scossa di assestamento per farla uscire dal pantano in cui é stata catapultata.
E Altaroma é lo specchio perfetto della città a cui deve il suo nome.
Una manifestazione di moda, nata per promuovere le grandi maestranze artigianali ed al contempo le giovani promesse. Ma nel corso dell’ultima edizione, non v’era traccia di nessuno dei due.
Dalla partecipazione di Stella Jean a Who is on Next (la piattaforma attraverso la quale Altaroma si prefigge di lanciare nuovi talenti) nel 2011, non riesco a ricordare neanche uno dei partecipanti a questo concorso che abbia avuto un significativo successo nazionale o internazionale.
Tante promesse, tanti talenti degni di nota, ma nessun nome che abbia fatto davvero la differenza.
E questo non può essere solo colpa dei partecipanti.
Nella appena trascorsa edizione di WION 2017 abbiamo ammirato il lavoro di 12 designer (6 per la categoria abbigliamento e 6 per gli accessori).
A prescindere da chi abbia vinto, se si “bazzica” un minimo l’ambiente moda romano ci si rende conto che alcuni nomi sono ormai emergenti da 6-7 anni.
Come si può pretendere di trovare i nuovi portavoce del Made in Italy, quando non ci si apre davvero al nuovo, al diverso, alla sperimentazione, alla vera ricerca artigianale.
Nonostante ciò, e fortunatamente aggiungerei, questa vetrina presentava il parterre più elevato dell’intera manifestazione, da Silvia Venturini Fendi, padrona di casa sempre presente, a Suzy Menkes, da Emanuele Farneti (neodirettore di Vogue Italia) a grandissimi designer italiani, quali Gianbattista Valli, Pier Paolo Piccioli e Marco De Vincenzo e numerosi altri ospiti d’eccellenza.
Fatta eccezione per la blindatissima sfilata di I’m Isola Marras, alla cui direzione creativa ha esordito il giovane Efisio Rocco Marras, figlio del più celebre Antonio, la presenza di stampa e buyer agli altri appuntamenti della rassegna non é stata di grande rilievo.
E questo a discapito delle piccole realtà creative, che non hanno mezzi sufficienti per un buon investimento pubblicitario e che vedono ancora in questa manifestazione la principale vetrina di lancio per i loro brand.
Penalizzante quest’anno é stato anche il calendario, con appuntamenti concentrati nei due giorni centrali fino a far sfilare alle 22, per poi lasciare le scuole minori in coda (e nel dimenticatoio) nell’ultima giornata.
Chi é stato promosso quindi?
La couture e l’artigianalità? Non mi pare di averne vista molta in giro, se non qualche sprazzo nelle esibizioni promosse da Altaroma o nell’ultimo baluardo dell’alta moda romana.
I giovani? Salvo i partecipanti a WION e qualche accademia locale, lo stesso Valli ha parlato di una spaventosa mancanza di visione in generale.
Altaroma si trova quindi sull’orlo del baratro.
Sta a lei decidere di evolversi secondo i bisogni della realtà contemporanea e superare questo ostacolo o precipitare definitivamente nell’oblio della moda.