Espadrillas: a metà tra il sandalo e la sneaker se non fosse che, a dettare il salto di qualità, dal balneare al sofisticato, è proprio l’essenzialità. Partita in sordina, l’azzardo si è spinto sempre più in là. Dai colori, alle fantasie, all’innesto di materiali diversi: pizzo, pelle, borchie, frange, cavallino. Ne è nato cosi un accessorio versatile che, dalla produzione in serie, vira sempre più al pezzo (quasi sempre) unico.
La suola di corda e a tomaia quasi sempre di tela, fanno subito estate : spiagge, fiori tra i capelli, bracciali colorati, abiti bianchi leggeri, Capri, Saint-Tropez. Scrivo espadrillas e penso subito a tre cose: Spagna, viaggiatore bohemienne, anni ’70.
Una scarpa nata e pensata essenzialmente per i lavoratori, diventata poi uno status-symbol, grazie all’azienda spagnola ‘Castaner‘ attiva dal 1927, che negli anni ’50 e ’60 è riuscita a far calzare i propri modelli alle icone di stile del tempo: Grace Kelly, Brigitte Bardot e Jackie Kennedy.
Come spesso però accade ad un periodo d’oro ne segue uno più buio.
Il trend, che aveva raggiunto l’apice troppo in fretta, subisce un declino. A ”salvare” le espadrillas interviene però negli anni ’70 un giovane, Yves Saint Laurent, che in collaborazione con la Castaner aggiunge zeppa, stampe e tessuti diversi dal cotone, per creare quello che diventerà il must del decennio.
La loro storia sembra quasi tratta da un romanzo estivo a lieto fine.
Ne ho selezionato alcuni tra i tantissimi modelli proposti dalle passerelle e non solo.
Che siano per il mare, che siano semplicemente per passeggiare, che siano per correre, l’importante è indossarle e andare lontano.