Camminando per le strade, ciò che non si può far a meno di notare è la varietà e la quantità di orecchini a cerchio che pendono dalle orecchie di donne di tutte le età: doppi o sottili, semplici o tempestati di decorazioni, in oro, in argento o in diverse tonalità di acetato, il revival di questa tendenza ripescata nel 2017 non ci ha ancora abbandonati.

Diventati di moda a cavallo tra i tardi anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, grazie a cantanti del calibro di Beyoncé e Jennifer Lopez, gli hoop earrings ritornano ad essere l’accessorio più indossato per ogni occasione. I loro diametri oggi sempre più grandi raccontano una storia culturale antica quanto la creazione stessa.

Potente simbolo per diverse civiltà, gli orecchini a cerchio non sono mai stati una prerogativa strettamente femminile. La loro prima comparsa nel mondo della gioielleria si ha già nel 2500 a.C.: le donne sumere preferivano adornare le loro orecchie con questi classici cerchi d’oro. Mille anni più tardi, nell’Antico Egitto, persino i gatti, animali sacri, erano ornati con questi gioielli simbolici, mentre nell’Antica Roma gli orecchini a cerchio divennero uno status symbol sotto il consolato di Giulio Cesare. La storia moderna vede questi gioielli protagonisti dell’età d’oro della pirateria, tra il 1650 e il 1730, poiché erano indossati dai corsari come pegno di una garantita e adeguata sepoltura, in caso di morte in mare. In tempi contemporanei e ormai lontani dal bacino Mediterraneo, nel XIX secolo in Giappone questi pendenti furono incorporati nella tradizione della cultura Ainu e indossati, in ottone, da entrambi i sessi. Negli anni ’80 e ’90 del XX secolo questi orecchini sono stati associati ai Cholas, una sottocultura della classe operaia messicana emersa nel sud della California, e alle popolazioni latine.

Imbevuti di cultura musicale e cinematografica proveniente dall’Oltreoceano, gli anni ’90 e i primi 2000 hanno catalogato questa gioielleria nella sua accezione negativa: la stessa Carrie Bradshow, nella celebre serie televisiva Sex&The City, li definì come accessori “divertenti” e “da ghetto”, ma “non seri”. Ciò che ci è sempre stato mostrato come parte di un abbigliamento tipico e idealizzato delle violente donne del ghetto afroamericane e latine, è in realtà un simbolo di forza, resistenza e identità.

Ritornati in voga sulle passerelle dello scorso anno, gli orecchini a cerchio hanno ricevuto una prospettiva diversa di vita: dal detto “più grande il cerchio, più grande è la zappa” si è passati a “più grande è il cerchio, più grande è l’amore”, conquistandosi il ruolo di accessorio must-have tre le giovani ed eleganti donne bianche, come le famose it girls Bella Hadid, Emily Ratajkowsi e Chiara Ferragni, diventate le nuove hoop girls, appellativo attribuito a tutte le ragazze che appoggiano questa tendenza.

L’identità degli orecchini a cerchio è stata smembrata del suo vero significato nel momento in cui è comparso alle orecchie delle donne bianche, portando le donne di colore a dover affrontare stereotipi razziali. Questa situazione di intolleranza ha scatenato, nel marzo del 2017, una rivolta al Pizter College, nel sud della California, da parte di alcuni studenti di origini latine, che hanno imbrattato le mura dell’edificio con la frase “White girl, take off your hoops – Ragazza bianca, togli i tuoi cerchi”. Non compreso dalle etnie bianche, questo gesto è stato un segno di rivolta contro l’industria della moda, che ha svalorizzato un oggetto di valore per molte donne di etnie minori, rendendolo di tendenza.

Di seguito alcuni modelli  di orecchini a cerchio di brand emergenti, proposti da The Fashion Atlas.

Il brand di Annika Inez, nato nel 2000 a New York, fonde lo stile provocatorio della città americana con l’educazione scandinava della designer. Ispirata alle muse dell’arte del XX secolo, il marchio, fin dagli esordi, si è distinto per il suo stile intelligente e concettuale di orecchini che interagiscono e si conformano con il corpo.

Realizzati a mano in argento sterling riciclato e oro 14K, i gioielli forti e senza tempo possono essere indossati da una moltitudine di personalità diverse, perché si mescolano perfettamente con ogni espressione.

Partito come un progetto personale di creazione di gioielli per amici e parenti, Jacqueline Clenquet fonda il suo brand nel 2010, a solo 18 anni, mentre frequentava ancora la scuola d’arte Duperré a Parigi. Dallo stile underground, i suoi progetti rispecchiano sempre uno stile che avvicina la mascolinità alla femminilità, mescolando universi e stili diversi, rendendo glam il punk.

Scoperto da Opening Ceremony, il marchio francese ha sviluppato una forte estetica che ha conquistato numerosi negozi per il mondo. Realizzati completamente in Francia e ispirati dalle forme anni ’80 e ’90, sono composti da un mix di metalli, come oro 24k e palladio, e cristalli Swarovski.

Fondato nel 2012, Co.Ro. è un brand di gioielli made in Italy. Il nome riprende le prime due sillabe del luogo in cui le co-fondatrici, Costanza De Cecco e Giulia Giannini, si incontravano in adolescenza: la piazza Collegio Romano. Ispirate dal design e dall’architettura senza tempo, si focalizzano molto sull’artigianato.

La loro attenta ricerca su spazi, volumi e forme e la tradizione dell’artigianato si fondono ad un uso sapiente della fusione della cera persa e delle tecniche di stampa 3D, realizzando gioielli sofisticati e atemporali in oro, argento, rutenio e bronzo.

“Funziona in famiglia” è da qui che parte la fortuna del brand colombiano Liza Echeverry. La tradizione della gioielleria è nella sua famiglia da oltre 100 anni, ma nonostante ciò la designer decise di allontanarsi da questo mestiere per laurearsi in psicologia. Non passò molto tempo prima che il destino la riportasse alle sue origini.

Il suo nuovo “progetto di vita” ha oggi sede a Medellín, dove lavora a stretto contatto con artigiani del posto per tradurre i suoi dipinti in gioielli. Realizzati a mano in bronzo e in oro colombiano placcato 24k e privi di nichel, il marchio incarna lo spirito di una donna che si diletta in quello che indossa.

Lady Grey nasce nel 2007 a New York come inseguimento di un sogno. Le due fondatrici, Jill Martinelli e Sabine Le Guyader, si sono conosciute al Massachusetts College of Art, imparando le basi della creazione dei gioielli dall’ortodonzia e odontoiatria. La loro filosofia è quella di portare il loro design progressista di gioielli alla moda nel mercato del prêt-à-porter.

Il loro stile audace e dai materiali distintivi, si evolve in ogni collezione, con l’abbinamento di componenti improbabili, elementi contrastanti e composizioni illusorie. Elementi surreali, come braccia e mani, sono formati da pezzi di pirite piramidali e terrosi incastonati accanto a cristalli Swarovski, in improbabili composizioni armoniche e illusorie.

Nato nel 2012, il brand spagnolo Carla Lopez è stato fondato dalle menti brillanti di Carla Lopez, fashion designer, ed Emilia Arzúa, laureata in pubblicità e pubbliche relazioni. Dietro le loro proposte originali e audaci si nasconde una provocazione a sorpresa, che ha fatto la loro fortuna.

Brand amante del lusso, della tradizione e dell’arte, parte da un processo creativo che ha bisogno di esprimere un concetto o un’idea importante, attraverso un design diverso e innovativo che mostra il disprezzo del potere della moda e di tutto ciò che è di tendenza.

Ispirata al seducente universo dei cosmetici, la nuova collezione di Gla salva l’estetica essenziale e massimalista degli anni ’80, giocando con le essenze e le trame dei sali da bagno e delle colonie. L’idea di sinestesia circola sugli orecchini, armeggiando con i ricordi olfattivi.

Realizzati in oro, la coppia di anelli asimmetrici hanno un prendente, che ricorda una moneta, in metallo placcato e un ramo ornato di cristalli Swarovski, Jablonex e vetro organico arancione.

Dopo aver studiato per alcuni mesi all’École supérieure des arts di Parigi, Jacquemus lascia gli studi per occupare il ruolo di assistente stylist presso il magazine di moda Citizen K. A 20 anni, dopo la morte della madre, decide di dedicarle un brand di moda e inizia a far indossare agli amici i suoi progetti durante la Vogue’s Fashion Night Out 2010. Due anni più tardi è invitato a presentare la sua prima collezione alla Fashion Week di Parigi.

Le sue collezioni dal taglio semplice e con pochi dettagli sono comunque molto originali, grazie alla presenza di tessuti per abbigliamento da lavoro e stampe che ricordano il mondo dei film di Jacques Tati o Louis Malle. Il designer stesso definisce da sempre il suo stile come una moda “ingenua”. Dal 2017 ha aggiunto alla sua linea d’abbigliamento anche accessori, come scarpe, borse e gioielli.