La spilla è un accessorio-gioiello che nel corso del tempo ha cambiato la sua funzione; ha affascinato e impreziosito capelli o abiti e giacche conferendo quel “quid” unico ad ogni look.
La spilla è un monile unico e intramontabile. Dopo anni di assenza, in cui è stata considerata “out-of-fashion” fa la sua ricomparsa sulle passerelle, riaffermandosi come accessorio must-have, apprezzato soprattutto dai millennials.
Ma facciamo un passo indietro nel tempo, ripercorrendo le tappe fondamentali dell’evoluzione della spilla.
Le sue origini sono ben più antiche di quanto si possa immaginare. Basti pensare che le prime spille di cui si ha traccia erano spine di piante o selce, cioè pietra, e servivano per tenere unite parti di tessuto per creare abiti. La spilla più simile al concetto moderno che conosciamo appartiene all’ Età del Bronzo ed erano utilizzate per tenere insieme mantelli, maniche e vesti. Grazie all’abilità raggiunta nell’arte orafa, i cretesi furono tra i primi a realizzare spilli e spilloni in oro e avorio, la cui forma si ispirava al mondo floreale e animale.
Successivamente, invece, i romani per conferire un senso di ostentata ricchezza adornavano gli abiti con gioielli vari, tra cui le spille, che servivano a fermare la toga sulle spalle.
In Oriente, nel frattempo, l’oreficeria aveva raggiunto il suo massimo splendore, gli abiti si arricchivano di ornamenti preziosi, tra cui spille lavorate a rilievo e decorate a smalto con pietre preziose. Ed è proprio durante l’epoca bizantina che la spilla vede il suo massimo splendore. Una testimonianza dell’opulenza della gioielleria bizantina è presente nei mosaici della Chiesa di San Vitale. Tecniche evolute, come sbalzo, cesello e filigrana rendevano i fogli di metallo sottili che venivano impreziositi da pietre dal taglio cabochon. I soggetti rappresentati nei gioielli seguivano due filoni stilistici: uno stile classico ereditato dalla cultura greco-romana e uno stile più astratto proveniente dall’Asia. Una curiosità riguarda il Codex Iustinianus voluto dall’imperatore Giustiniano che scrisse queste leggi per regolamentare lo stile degli abiti e dei gioielli da indossare. Ad esempio, i tessuti purpurei potevano essere indossati solo dall’Imperatore e dalla sua famiglia e nei magnifici mosaici di Ravenna, Teodora, moglie di Giustiniano, è rappresentata con tre grandi spille in oro rubini e smeraldi che ornano il colletto del suo abito.


La spilla dal Rinascimento ad oggi
Nel ‘400 se da un lato ci fu una svolta culturale e artistica, dall’altro per quanto concerne il lusso e l’abbigliamento ci fu un blocco drastico. A causa delle Leggi Suntuarie (che avevano il compito di reprimere e regolare il lusso), lo sfoggio dei gioielli era riservato solo ai sovrani e ai nobili che prediligevano galloni, frappe, frange e spille in madreperla o metallo, arricchite da pietre preziose incastonate, indossate più che sugli abiti tra i capelli.
Tra le amanti delle spille vi era la regina Vittoria che il giorno prima delle nozze ricevette in dono dal Principe Alberto una spilla con un grande zaffiro oblungo circondato da dodici diamanti. La regina la appuntò nella parte posteriore dell’abito e chiese che venisse inclusa tra i gioielli della Corona. Per la regina Vittoria le spille erano un accessorio indispensabile al punto che le indossava anche in periodi di lutto; un’ usanza che Elisabetta II ha senza dubbio ereditato.
Con i “ruggenti” anni ’20 nacque il vero e proprio design delle spille da abito.
Gabrielle Chanel inventò la bigiotteria creando gioielli e ornamenti semi-preziosi. La stilista non amava il lusso sfarzoso delle signore dell’epoca e per questo creò una linea di monili più “economici”, tra cui numerose spille che Chanel utilizzava su giacche in tweed, maglie in jersey e sui cappelli da lei tanto amati; rivoluzionò dunque anche l’idea della spilla stessa che prima si portava solo sui capispalla.
Diana Vreeland, la leggendaria editor di Vogue, amava collezionarle e indossarle in posti inusuali come cinture e cappelli e nella sua rubrica “Why don’t you” suggeriva alle lettrici come portarle. Tra le sue preferite vi erano quelle di Jean Schlumberger.
Tra le spille indimenticabili del XX secolo ricordiamo i capolavori di Cartier, tra cui la più costosa al mondo, ufficialmente conosciuta come “a Belle Epoque Diamond Devant-De-Corsage Brooch by Cartier “(17,6 milioni di dollari), è stata creata nel 1912 nel laboratorio Henri Picq a Parigi. La straordinaria spilla è composta da tre grandi diamanti da 34 carati, da 23,55 carati e da 6,5 carati. Un’ altra storica brooch di Cartier è quella indossata da Uma Thurman al Met Gala di New York nel 2016, una spilla vintage Cartier del 1948, platino, oro bianco e diamanti.
Da non dimenticare le opere d’arte create da Jean Schlumberger per Tiffany & Co, indossate da numerose icone di stile, tra cuiGloria Guinness, Françoise de Langlade, Princess Marina, Lyn Revson, Gloria Vanderbilt, Elizabeth Taylor, Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy.
La maison francese Van Cleef & Arpels ha creato spille altrettanto preziose e apprezzate da donne indimenticabili come Grace Kelly, Farah Pahlavi, Elizabeth Taylor ed Eva Perón.
Le spille dei Millennials
Oggi le nuove generazioni hanno riportato in auge la spilla, proclamandola accessorio must-have.
Dai cappotti alle borse, le spille sono appuntate dappertutto. I millennials prediligono quelle con il logo in evidenza, soprattutto Chanel, Gucci e Yves Saint Laurent.
La spilla da balia di Dior o Alexander McQueen hanno forti richiami punk mentre i cammei di Gucci, i simboli iconici di Versace o il Pianeta di Vivienne Westwood ricordano un allure di inizio ‘900. Prada trasforma la spilla in un accessorio pop e colorato. Tra le spille contemporanee c’è sicuramente la macro-spilla ispirata al mondo sottomarino della designer turca Aisegul Telli.
La spilla è un accessorio intramontabile che va oltre i trend ed è strettamente collegata alla personalità di chi la indossa, unica come ogni donna.