Il Minimalismo è una corrente artistica sviluppatasi tra gli anni ’60 e ’70 negli USA. Il termine fu coniato dal filosofo dell’arte inglese Richard Wollheim quando venne scritto un articolo intitolato Minimal Art per la rivista Art Magazine.
Definita Minimal Art, è caratterizzata da forme semplici (minimal), derivate dalla geometria elementare, da strutture modulari e seriali e dall’uso di materiali della tecnologia industriale. Si prediligono forme pure. I colori sono neutri, infatti le principali cromie di questo stile sono il bianco e il nero.
L’architetto Mies Van Der Rohe, spiega nel suo manifesto Less is more (diventato poi slogan del movimento) che tutto va ridotto agli elementi di base, quelli necessari, sempre però restando al passo con la modernità.
Principi chiave del Minimalismo sono: la concentrazione su ciò che è essenziale, la rimozione del superfluo e la ricerca del godimento massimo. Il minimalismo, dunque, è la riduzione all’assenza. Il movimento si è sviluppato anche in ambito linguistico, musicale, politico, del design e della moda.
Il Minimal degli anni ‘80

Dalla fine degli anni ’80 in poi anche nella moda inizia un cambiamento e lo stile Minimal si impone, sfociando in uno stile sterile e lontano da qualsiasi forma di sensualità e provocazione. C’è una rottura verso quel passato che prediligeva corsetti, stile charleston, abiti a colonna (’30), minigonna e tubino degli anni ’60, stile hippie degli anni ’70. Ora si prediligono le forme semplici, tutto è classico ed essenziale; il bianco e il nero sono i colori predominanti, affiancati da altre tonalità neutre: non si ostentano texture complesse, dettagli o applicazioni.
Tagli dalla precisione geometrica maniacale, linee rigidamente strutturate tendenti ad una semplicità androgina, multistrati che non nascondono ma valorizzano in modo alternativo la figura del corpo, combinazioni di tulle, trasparenze, pizzi, merletti e pellicce con capi basic: questi sono i principali punti che caratterizzano la moda minimal. Il minimalismo cambia a seconda di chi lo indossa e si adatta a ogni generazione e cultura, ogni scuola minimalista sorprende.




Helmut Lang: il pionere del minimalismo
Tra i primi stilisti della moda minimalista si annovera Helmut Lang, figura cult della moda. La storia narra che, dopo un primo approccio al mondo del business, si sia avvicinato alla moda dopo non essere riuscito a trovare giacche e t-shirt che gli piacessero e che l’hanno costretto a disegnare le sue personali. E’ decisamente un avanguardista. Negli anni ’70 aprì uno studio di abiti su misura a Vienna e successivamente aprì una boutique. Il successo avuto in Austria lo spinsero ad espandersi in Europa e verso la fine degli anni ’80 iniziò a vendere i suoi modelli a Parigi e lanciò il marchio che prende il suo nome. Helmut ha influenzato notevolmente il minimalismo degli anni anni ’90, ottenendo successo nella sobrietà. Il suo stile, infatti, è caratterizzato da austerità e design concettuale. Le silhouette sono eleganti ma allo stesso tempo severe, strutturate ed essenziali. Gli abiti hanno colori neutri o total black, anche su tessuti tecnici o sintetici. Inizialmente lui non mischia i colori ma semplicemente li abbina e solo successivamente introdurrà delle sfumature. Capi simbolo delle sue collezioni sono il giubbotto antiproiettile, i biker jeans, i lacci che stringono il corpo, il bomber e lo stile militare.
I suoi abiti hanno da sempre avuto un look senza tempo, infatti lo stesso Lang diceva: Se qualcosa è buono non va fuori moda dopo sei mesi. Alla fine degli anni ’90 si trasferisce a New York e per la prima volta lancia la sua collezione su internet, rivoluzionando il fashion circuit con i primi co-ed show.
Nel 1999 il gruppo Prada rileva il 49% del marchio Lang e successivamente il 51%. Non avendo più il pieno controllo creativo della sua azienda, nel 2005 Helmut lascia la moda dedicandosi all’arte. Oggi lo stile del brand Helmut Lang è affidato a Mark Howard Thomas, direttore creativo del menswear, e alla nuova editor in residence del womenswear Alix Browne.

Helmut Lang

Helmut Lang
Gli stilisti del Less is more degli anni ‘90
Tanti altri stilisti come Lang si ricordano tra i minimalisti della moda degli anni ‘90: Miuccia Prada con una collezione dai volumi misurati, linee semplici e tratti austeri; Calvin Klein con le sue collezioni perfette per un guardaroba metropolitano sobrio; Martin Margiela con la sua eleganza formale e la precisione del taglio; Jil Sander con la sua ricerca della semplicità, veste donne in carriera, selettive e ambiziose.
Yamamoto abbina strappi a tessuti leggeri monocromatici; Rei Kawakubo di Comme des Garcons lancia la giacca Lumps & Bumps che inizialmente fu un fallimento, e poi diventato un capo iconico; DKNY crea abiti semplici, funzionali, basic pensati per soddisfare chi non sa cosa indossare, Ann Demeulemeester con collezioni monocromatiche su capi destrutturati, tagliati e ri-assemblati.

Maison Martin Margiela

Maison Martin Margiela

Calvin Klein

Calvin Klein

Miuccia Prada

Miuccia Prada

DKNY

DKNY

Jil Sander

Ann Demeulemeester

Yohji Yamamoto

Rei Kawakubo
Photo Credits / Vogue